LE AUTO DI FAMIGLIA

LANCIA ARDEA

Il 1939 volge al termine tra i primi bagliori della guerra, quando la Casa torinese lancia sul mercato un nuovo prodotto rivoluzionario, alla cui realizzazione ha probabilmente contribuito il famoso progettista Vittorio Jano, passato dall'Alfa Romeo alla Lancia nel febbraio 1938. Alla vettura viene dato il nome "Ardea", corrispondente a quello di una antichissima città laziale (geograficamente un po' a sud di Pomezia). Anche se l'idea di una vettura di piccola cilindrata da affiancare all'Aprilia è sicuramente parto della fervida mente di Vincenzo Lancia (che pare l'avesse già definita come la più popolare vettura tra quelle che ho prodotto finora), il primo vagito di quella che poi sarà l'Ardea si può identificare in un brevetto, depositato circa due mesi dopo la scomparsa di monsù Lancia, nella primavera del 1937, per una nuova distribuzione a valvole in testa inclinate, comandate da un solo albero di distribuzione azionato da una catena silenziosa munita di tenditore automatico.

Dietro questa poco entusiasmante definizione, si cela però un ingegnoso meccanismo mediante il quale un solo albero a camme aziona, tramite otto aste molto corte (e bilancieri), le valvole, che risultano inclinate rispetto all'asse dei cilindri: il sistema consente così di ottenere, senza dover ricorrere a due o più alberi a camme, le teste emisferiche, considerate all'epoca il top per l'elevato rendimento. Per quanto riguarda invece la linea della carrozzeria, la signora Adele Lancia ed i suoi collaboratori non hanno alcun dubbio: essa deve ripetere, praticamente ridotta in scala 9/10, quella della sorella maggiore Aprilia, già accolta con favore da pubblico e critica ed avviata al successo. Vero e proprio gioiellino, l'Ardea ha il torto di nascere in un momento sbagliato: quando, nel novembre del 1939, essa viene presentata al Capo del Governo Italiano, Benito Mussolini, si respira aria di guerra (due mesi prima, il 1º settembre, Hitler ha scatenato il conflitto mondiale), in Italia è appena stato isituito il divieto di circolazione (imposto dal3 settembre sarà provvisoriamente abrogato l'8 dicembre 1939), la benzina è razionata, il clima insomma non è certo quello ideale per il lancio di un nuovo modello di vettura, ancorché relativamente economico .La Lancia Ardea (o tipo 250) é dunque una piccola vettura, dalle brillanti prestazioni, che si presenta con una carrozzeria berlina a quattro porte la cui linea ricalca quella dell'Aprilia. Considerata l'ottima riuscita riscontrata sulla sorella maggiore, anche la struttura di questo nuovo modello é naturalmente del tipo “portante”.

L'Ardea dispone di un motore (tipo 100) a 4 cilindri a V stretto (l'angolo della "V" dovrebbe essere di 19° 54' anche se qualche fonte riporta 17°40') di 903 cc (alesaggio mm 65 e corsa mm 68) che eroga una potenza massima di 28,8 hp e che può ruotare al bel regime (per l'epoca) di 4600 giri al minuto. Seguendo i dettami di monsù Lancia, il progetto del motore dell'Ardea – oltre al già descritto sistema di distribuzione – prevede un gruppo leggero (circa 80 kg) e di dimensioni compatte, pur se con il monoblocco motore realizzato in ghisa a pareti sottili per evitare il ricorso alle leghe d'alluminio, giudicate più costose ed ancora non sufficientemente affidabili. Raffinato particolare di questo motore sono le bielle in duralluminio. I collaudi dell'Ardea vengono portati avanti dall'esperto Luigi Gismondi, che inizialmente utilizza alcune Aprilia munite di motore Ardea, e che non riscontra grossi inconvenienti, fatta salva una scarsa affidabilità degli ammortizzatori anteriori, cui peraltro si riesce infine a porre rimedio modificando opportunamente l'avantreno.

Per quanto riguarda le sospensioni, ferma restando l'impostazione classica Lancia all'avantreno (ruote indipendenti con cannocchiali verticali incorporanti i molloni elicoidali ed ammortizzatori idraulici concentrici), troviamo un retrotreno non più “complesso” come quello dell'Aprilia, ma un più semplice e classico ponte rigido con balestre longitudinali Una caratteristica interessante é data dall'albero di trasmissione con giunti snodati ed elastici ad incastri cilindrici (all'interno di boccole in gomma). Il resto della trasmissione è composto dalla solita frizione monodisco a secco e da un cambio a quattro rapporti avanti, con ingranaggi del tipo a imbocco rapido. Questo il quadro riepilogativo delle misure di costruzione e di ingombro dell'Ardea poste a confronto con quelle della contemporanea Aprilia seconda serie: passo cm 244,0 (Aprilia 275,0), carreggiata anteriore cm 116,2 (126,2 ), carreggiata posteriore cm 118,0 (128,7), lunghezza vettura cm 361,5 (393), larghezza cm 138,0 (150,0), altezza cm 151,0 (153,0).

Malgrado le dimensioni più ridotte, l'abitacolo dell'Ardea – il cui accesso è anche qui ottimo per via del sistema di apertura delle portiere ad armadio e della assenza del montante centrale - non sacrifica i passeggeri: la posizione molto avanzata del motore – montato quasi a sbalzo rispetto all'assale anteriore – consente una buona abitabilità complessiva, mentre gli occupanti dei posti posteriori finiscono anzi per disporre di un maggior spazio in altezza grazie alla linea della coda (o più precisamente della parte finale del tetto) più tozza e meno sfuggente rispetto a quella dell'Aprilia. Rimanendo in tema di carrozzeria, altri due particolari differenziano sensibilmente le due vetture: ilcofanomotore (che nella Ardea è realizzato in un sol pezzo e del più moderno tipo con apertura “a coccodrillo”) ed il bagagliaio (che qui non è accessibile dall'esterno ma dall'abitacolo).

La ruota di scorta è invece accessibile dall'esterno, rimuovendo un apposito sportello recante la targa. Terminiamo con un cenno alle prestazioni della vettura che, grazie alla potenza del motore (piuttosto elevata in relazione alla classe ed alla cilindrata), alla leggerezza d'assieme (la vettura pesa, in ordine di marcia, qualcosa meno di 800 kg) ed alla buona forma aerodinamica (0,38 il suo coefficiente Cx), sono di tutto rispetto: velocità massima superiore ai 105 km orari e consumo inferiore agli 8 litri ogni 100 km.

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